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Una quinta domanda: stiamo gestendo bene la nostra mente?

Non dobbiamo fidarci della nostra mente. Come tutte le menti degli esseri umani la nostra tende a ragionare in modo distorto o, meglio, stenta a fare ragionamenti obiettivi. Per sua natura la mente umana è una mente sociale, fatta per cavarsela in mezzo agli altri, non per analizzare razionalmente problemi, specie problemi come quelli biologici e medici. All’occorrenza siamo capaci di obiettività, ma ci vuole uno sforzo particolare.

Fin dall’antichità i filosofi, concordemente, hanno sostenuto che i comuni ragionamenti umani sono difettosi, carichi di fallacie, come si dice nella tradizione logico-filosofica. La psicologia scientifica lo ha ampiamente dimostrato: ha messo in evidenza che tutti commettiamo errori di ragionamento, a prescindere dal livello di istruzione, dalle competenze e dalla bravura, ha descritto nel dettaglio i bias, le distorsioni sistematiche della nostra mente, e ne ha analizzato meccanismi e ragioni di fondo. Per toccare con mano che la nostra mente è così, se non l’abbiamo mai fatto, cimentiamoci col test di Wason. Per andarci clicca sul pulsante in fondo alla pagina

 

La condizione emotiva legata alla malattia può peggiorare ulteriormente le nostre prestazioni mentali. Ma proprio perchè abbiamo il problema della malattia abbiamo bisogno di ragionare meglio che mai, di essere distaccati e obiettivi. Siamo chiamati a prendere decisioni troppo importanti. Perciò dobbiamo imparare a gestire la nostra mente.

Portare la nostra mente a ragionare in modo obiettivo quando occorre è un’arte da sviluppare. Si basa essenzialmente sulla metacognizione, sul riflettere sui nostri ragionamenti, conoscendo i tipici errori di ragionamento che commettiamo e correggendoli ogni volta che la mente ce li ripropone. Per svilupppare l’arte della metacognizione occorre come prima cosa  sapere quando la nostra mente può ingannarci e quali errori tipicamente ci fa commettere in quelle circostanze. Dobbiamo poi ricordarci di riflettere sui nostri ragionamenti e allenarci a farlo. Discutere e confrontarci con gli altri può essere di grande aiuto nello scovare e correggere gli errori.

Al momento di prendere una decisione conoscere e gestire la nostra mente può essere fondamentale. Ad esempio, tendiamo a valutare male la probabilità che qualcosa accada. Ci lasciamo influenzare da come le probabilità sono espresse. Se ci dicono che un intervento ha il 30% di probabilità di complicanze, per noi non è lo stesso di quando ci dicono che nel 70% dei casi non ci sono complicanze o se ci parlano di un caso su tre di complicanze o di due su tre senza. La paura poi modifica la percezione delle probabilità. Se ci dicono che le complicanze sono gravi e anche mortali, il 30% o peggio un caso su tre diventano di più.

Gli errori di probabilità, come altri errori della nostra mente, possono condizionarci e portarci fuori strada nelle scelte. Può capitarci di sovrastimare i rischi di un trattamento o al contrario di sottovalutarli. Una progressione della malattia può farci pensare erroneamente che le cose stiano precipitando e indurci a fare scelte terapeutiche azzardate e frettolose. Può accadere il contrario, che sottovalutiamo quel che accade e restiamo inerti, quando sarebbe meglio agire. 

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